Gay porcelli di bari che scopano scambisti

Racconto: Mia moglie beneffatrice del condominio

by Giorgio - 13-4-2016

Da qualche tempo io e mia moglie Elisa abbiamo cambiato casa.
Abbiamo lasciato il grosso palazzone e siamo andati a vivere in un piccolo condominio di sei appartamenti.
Il caso vuole che in quel piccolo fabbricato l'unica coppia siamo io e la mia Elisa, gli altri cinque inquilini son tutti singoli 40enni circa, tutti belli ed attraenti.
La cosa non è sfuggita a mia moglie, e un poco alla volta comincia a farseli amici, la sera in casa mi parla di loro e mi dice che uno alla volta intende scoparseli tutti, io da buon marito cornuto che sono sempre stato non posso non approvare questa sua decisione, essendo da sempre sottomesso a lei se mi fossi opposto me l'avrebbe fatta pagare cara con pesanti punizioni e se li sarebbe scopati comunque.
Comincia così il suo lavoro di corteggiamento e nel giro di quindici giorni se li è portati a letto tutti e cinque, la sera a casa mi racconta ciò che e avvenuto tra loro, descrivendomi la capacità di ciascuno e la grandezza dei loro cazzi, tutti più grandi del mio(dice lei), mentre mi racconta tutto io godo con delle grandi seghe.
Tra i cinque maschi la voce si è sparsa, mia moglie a detto loro che io sono a conoscenza di tutto, cosi la sera quando rientrano una volta uno o l'altro suona in casa chiedendo a mia moglie di raggiungerlo, anche se io sono presente, altre volte qualcuno si invita a cena, poi la scopa davanti a me, ci sono delle serate che si ritrovano a casa nostra anche tutti quanti e danno vita a delle fantastiche orge, mentre a me mi invitano a segarmi dandomi del cornuto.
La voce della gran voglia di cazzo di mia moglie si è sparsa anche oltre il palazzo, delle volte quando rientro qualcuno mi ferma per chiedermi se lei è libera che a voglia di scoparsela, io la telefono e alla sua risposta di si mi dicono << Allora più tardi vengo a farti visita cornuto>>. Questa ultimamente è la mia intensa vita da cornuto, mi sto consumando il mio piccolo cazzo a forza di segarmi, che gioia. Giorgio.